Nel romanzo “LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRÌA” di Dacia Maraini il silenzio è madre e sorella
Pubblicato da il BLOG di Sabrina Ginocchio in b... come BUONA lettura · Venerdì 03 Gen 2025 · 3:45
Tags: Sabrina, Ginocchio, Dacia, Maraini
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Caviardage di LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRIA
Un sorriso
inculcato ferma l’entusiasmo
Cosa ci svela la copertina:
La copertina mostra una parte di una facciata di una villa: una
ringhiera e due finestre chiuse.
Trama:
Sicilia, prima metà del Settecento.
Marianna Ucrìa, una bambina che appartiene a una nobile famiglia, è destinata
come le sorelle e le cugine al matrimonio o alla clausura. Marianna per
comunicare con il mondo deve imparare a esprimersi con la scrittura: è sorda e
muta da quando uno zio la violentò, condannandola al silenzio. Compiuti i
tredici anni viene obbligata a diventare la sposa di quell’uomo, ed è allora
che la lettura le apre uno spiraglio inatteso in un’esistenza da reclusa,
insegnandole a conoscere il mondo al di là dei confini ristretti della
quotidianità. La storia di una donna straordinaria che affronta la vita con
coraggio e passione, un romanzo amatissimo da critica e pubblico che sa
ricreare, con insuperata maestria, le atmosfere e i costumi di una civiltà
ferina e affascinante.
Le mie considerazioni:
Perché non l’ho letto prima? Questa è una domanda-rimprovero che
ho esclamato nel silenzio del mio cuore quando ho chiuso il libro.
La scrittura è più potente della voce. La scrittura
rimane mentre la voce svanisce. Questo romanzo ha una scrittura che entra
dentro e non si dissolve.
Marianna è sordomuta. Fin da piccola per comunicare col
mondo che la circonda può farlo solo in un modo: scrivendo. Marianna riversa
nelle pagine bianche i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Questo la rende
diversa? Sì, è decisamente speciale. Il suo naso è diventato così fino e i suoi
occhi sono rapidissimi nell’avvertirla di ogni oggetto in moto. Non le sfugge
nulla, “ascolta” tramite le espressioni delle persone.
Marianna a soli tredici anni è obbligata a sposarsi, e
la madre le scrive queste parole:
“CHIUDI GLI OCCHI E PENSA AD ALTRO”.
Sono parole fredde, ma quella era un’epoca splendida e
miserabile, sapiente e ignorante.
Sposare, figliare, fare sposare le figlie, farle
figliare e fare in modo che le figlie sposate facciano figliare le loro figlie
che a loro volta si sposino e figlino… Questa era la cantilena che si
tramandavano le donne della discendenza Ucrìa.
Ma la vita, la lunga vita di Marianna
Ucrìa, non sarà solo sacrificio, lei non riesce a “stare in silenzio”.
Il suo mutismo è più forte di qualsiasi urlo. Il suo carattere determinato, la
sua passione, la sua libertà che ha forgiato leggendo tanti libri, arriveranno a
farla uscire dal guscio, gridando
“senza voce” che la vita non può essere tutta lì, rinchiusa in
quei doveri tramandati.
“Sono vedova e credo di poter disporre di me
come credo”
Questa frase
ha una potenza unica! A tredici
anni non aveva nessuna possibilità per
opporsi al matrimonio, ma ora è adulta. Immaginatela, siamo alla fine
del 1700 e nessuna donna avrebbe il
coraggio di pronunciare una frase così forte, solo Marianna ha la
consapevolezza e la determinazione per scrivere quella frase con il pugno ben
fermo, deciso, lasciando il destinatario senza parole.
Marianna a quarant’anni, madre e nonna, si sveglia come
una rosa ritardataria da un letargo durato decenni per pretendere la sua parte
di miele. Anche lei conoscerà l’amore.
“Aveva pensato in tanti anni di matrimonio che
il corpo dell’uomo fosse fatto per dare tormento. E a quel tormento si era
arresa, un dovere che ogni donna di sentimento non può accettare pur
inghiottendo fiele”.
Marianna scopre il sentimento profondo dell’ amore e soprattutto cosa significa essere amata.
Per Marianna il
silenzio le è madre e le è sorella. Per Marianna la sua migliore amica è la
lettura che le ha sussurrato come
slegarsi da quella prigione fatta di silenzi imposti.
La scrittura di Dacia Maraini conquista l’anima perché
il romanzo è intenso nella storia, nei pensieri e nelle riflessioni.
Non aggiungo altro, ma sottolineo che questa è stata
una Buonissima lettura.
B… come Buona lettura.
