curiosità - Sabrina Ginocchio

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Ti ringrazio che sei giunto fino qui,
vuole dire che vuoi scoprire
qualcosa in più su me?
 


E allora, io...
... ti accontenterò!



Qual è il mio albero preferito?

Il salice piangente perché mi stuzzica la fantasia.  Con la sua chioma rivolta verso il basso negli anni è diventata un albero protagonista di molte leggende e favole.
Il salice piangente ha un aspetto maestoso, ma il suo capo chino gli dona a prima vista una aria malinconica, forse anche per il nome. Io di fronte a quest’albero sento il desiderio di infilarmi in mezzo ai suoi rami e ogni volta mi sento protetta e abbracciata.
Le sue fronde sono un giaciglio perfetto per rifugiarmi e lasciarmi trasportare dalla sua forza vitale.


Cosa non smetterò mai di fare?

Giocare con le bolle di sapone. Un semplice contenitore con acqua, sapone e un bastoncino creano quella piccola magia delle bolle che fa divertire non solo i bambini. È un gioco intramontabile. Con un semplice gesto, con il soffio delle strane forme rotonde iniziano a svolazzare nell’aria suscitano un’inevitabile e spontanea curiosità.
 
Amo perdermi in quelle bizzarre bolle.

Altre curiosità?

Scopritele leggendo i miei libri, le mie storie, i miei racconti bonsai e, soprattutto, i miei pensieri che sono uguali a quelli di un bambino cresciuto in un mondo fantastico dove guerra, fame, violenza e cattiveria sono stati chiusi tutti fuori della porta, perché se alleniamo la mente ad immaginare solo cose belle, forse riusciremo a migliorarlo davvero il nostro mondo, fosse anche soltanto con un altro nuovo sorriso bello... solare... pieno di luce e gioia da dedicare al dono più spettacolare che ognuno di noi possiede... la VITA!

Un mio passatempo?

Qualche tempo fa, mi sono regalata un set di calligrafia con tanto di pennino e inchiostro. Sono attratta da quella boccetta di vetro piena di liquido blu, generalmente è nero, ma io adoro il mare. È emozionante sentire scorrere i tratti del pennino e l’odore della carta che assorbe l’inchiostro. L’ho ammetto le prime volte il risultato era dita blu, maglie a macchie e fogli con chiazze di inchiostro. Mi sentivo curiosa di imparare questa tecnica di scrittura come una bambina in prima elementare, forse avrei dovuto indossare un grembiule per evitarmi alcune lavatrici.
Ma come facevano tanti anni fa a scrivere libri interi senza macchiare gli scritti? Anni e anni di esercizio ne sono convinta! Questo tipo di scrittura ha i suoi ritmi, i suoi tempi sono molto rallentati e non accetta la parola fretta. Bisogna intingere il pennino ogni due o tre lettere senza far cadere le gocce e dare sempre la stessa pressione sul foglio. Questo l’ho imparato a mie spese: basta calcare un pochino di più e la chiazza rovina tutto. Scrivere a mano richiede tranquillità, questo rallentamento ha un grande beneficio mi permette di elaborare un pensiero più chiaro e profondo.
La tecnologia ci permette di scrivere e comunicare rapidamente ed è molto comoda.
Scrivere a mano per me è una forma di espressione personale che mi aiuta a tirare fuori i miei pensieri migliori.

Uno dei miei difetti?

Per chi non lo sapesse leggo molti libri. Questo non è un difetto. Ma ho una strana abitudine, spesso faccio le orecchie ai libri per segnare il punto in cui sono arrivata, soprattutto se non hanno le alette. Molti di voi lo considerano un vero e proprio sopruso contro i nostri amati e indifesi libri.
Perché lo faccio?
Non certo per rovinare i libri, ma mi piace alla fine contare quante orecchie ho fatto, quel numero mi dice quante volte ho preso in mano il libro. In quali punti mi sono fermata. Se in una pagina c’è una frase che mi colpisce in modo particolare, sappiatelo io esagero, l’orecchia sarà molto più grande.
 Questo è solo uno dei miei tanti difetti.

Da cosa sono attratta?

È più forte di me, i sassi catturano la mia attenzione.
Soprattutto i sassi di mare perché sono lisci, levigati e hanno tonalità uniche.
Inizio col raccoglierne uno, lo rigiro tra le dita e la fantasia parte a immaginare un oggetto. È come se il sasso comunicasse con la mia creatività. Da lì, da quel primo sasso la mia ricerca continua finché non li trovo tutti per comporre il mio quadro. Non è semplice: è una ricerca meticolosa. Ogni sasso deve adattarsi all’altro sia per forma e colore.
È come un puzzle, ma i pezzi li devo cercare in giro.
Ho fatto camminate lunghissime, a volte neanche mi accorgevo di allontanarmi così tanto dalla mia postazione. Ma alla fine il risultato mi ha sempre gratificato, ho sempre trovato il giusto sassolino, a volte anche con l’aiuto di qualche bambino che incuriosito si è reso disponibile ad aiutarmi nella ricerca.

Di cosa ho paura?

Me ne vergogno un po', ma ho paura dell’insetto più innocuo di questa terra: il lombrico. Davanti a lui mi blocco. A volte faccio anche un giro più lungo se devo superarlo, basterebbe alzare il piede, ma no, mi sposto lateralmente anche di un metro.
Il problema è che mi piace coltivare la terra, piantare fiori ed è inevitabile mi ritrovo sempre con qualche lombrico che fa il suo lavoro sottoterra.
Che faccio in questo caso?
Fortunatamente anche il lombrico ha paura di noi umani e aspetto che si rintani nelle sue gallerie. Ognuno ha le sue paure, l’importante è trovare la giusta soluzione.

 
Di cosa non farò mai a meno?




Qui la risposta è facile e mi basta una foto
 
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