Fernando Aramburu con “IL BAMBINO” scava tra le macerie del lutto
Pubblicato da il BLOG di Sabrina Ginocchio in b... come BUONA lettura · Martedì 08 Apr 2025 · 3:45
Tags: Sabrina, Ginocchio, Fernando, Aramburu
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Caviardage di IL BAMBINO
Il senso di colpa, il mio allarme, mi rimprovera in silenzio.
Cosa ci svela la copertina:
Un bambino col golfino blu guarda una locomotiva di legno che
tiene tra le mani.
Trama:
Nicasio ogni giovedì si reca al
cimitero di Ortuella per parlare con il nipotino, Nuco. Non riesce a
rassegnarsi all'idea che il bambino non ci sia più, che sia morto insieme a
tanti altri nell'esplosione di gas che ha distrutto la scuola. E quindi, nella
sua testa, continua a portarlo in giro per il paese, a rimproverarlo, a giocare
con lui. A partire da un tragico incidente, un fatto di cronaca che nel 1980
sconvolse i Paesi Baschi e l'intera Spagna, Fernando Aramburu torna nei luoghi
e fra la gente di "Patria" e mescola finzione e realtà per raccontare
la storia di una famiglia che deve affrontare la più dolorosa delle perdite.
Ognuno dei protagonisti reagirà a modo suo, e dovrà trovare in sé la forza per
andare avanti. Indimenticabile la figura del nonno con la sua lucida follia;
ammirevole quella della madre Mariaje, che cerca con ostinazione di
ricominciare a vivere ma per farlo non può continuare a nascondere i segreti su
cui ha costruito il suo matrimonio; tenera e dolorosa quella del padre José
Miguel, uomo semplice e goffo, che si aggrappa alla moglie nell'illusione di
riuscire a salvare qualcosa. Aramburu accompagna il lettore in un'esplorazione
psicologica e letteraria. Il suo nuovo romanzo è carico di emozioni profonde e
contrastanti, ma soprattutto pieno di amore, l'amore infinito per i figli che
unisce e divide, che fa nascere e può spezzare le famiglie.
Le mie considerazioni:
Non si è mai preparati al lutto. Non esiste una disciplina che ti
insegna come comportarti di fronte a una perdita importante.
L’autore,
Fernando Aramburu, mescola finzione e realtà per raccontare la storia di una
famiglia che deve affrontare la più dolorosa delle perdite: la perdita di un
figlio, di un nipote.
Il lutto non
ha regole precise, ognuno reagisce a modo suo e con i propri tempi.
Per esempio,
nonno Nicasio ha trovato il suo modo per convivere con il vuoto della perdita
tenendo vivo il ricordo del nipote.
“Io non vado
a trovare la tomba. Io vado a trovare Nuco, che non è la stessa cosa.”
Nicasio
rifiuta, non accetta la realtà, per lui suo nipote è vivo. Passeggia con lui.
Chiacchiera con lui. Gioca con lui. Mangia con lui.
La comunità,
invece, è caduta nel silenzio. Per strada o nelle piazze, nei bar e nei negozi,
non si nomina mai l’esplosione. Alcune persone, dopo aver perso una creatura o
più di una nell’incidente della scuola, hanno trascorso giorni a letto senza
voler parlare. Nicasio, invece, si è sforzato di vedere Nuco al suo fianco e
trascorre del tempo col nipote, come la definisce l’autore una lucida follia.
Sarebbe stato più sensato sprofondare nella depressione?
La comunità
accetta il comportamento “folle” del nonno. In qualche modo lui mantiene viva
la memoria di tutti i bambini deceduti, si fa carico di questo peso.
Oltre al commovente
ritratto del nonno Nicasio, emerge la figura della madre Mariaje, un
personaggio complesso, combattuta tra il desiderio di allontanare il dolore
della perdita e il bisogno di ricordare il figlio e di mantenere viva la sua
memoria. Questa contraddizione la porterà a vivere in una continua frustrazione,
ma questo malessere la spingerà a cercare nuove vie per dare un senso alla sua
vita. Il padre José Miguel, invece, personifica la fragilità e si aggrappa alla
speranza di salvare quello che resta della sua famiglia.
“Dieci
minuti con il tuo vecchio, mi diceva, e poi mi aspettano due giorni di pensieri
tristi e di incubi. Quell’uomo mi riduce in pezzi.”
B… come Buona lettura.
