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Anosh Irani con “Il bambino con i petali in tasca” ci trascina tra le strade di Bombay

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Anosh Irani con “Il bambino con i petali in tasca” ci trascina tra le strade di Bombay

Sabrina Ginocchio
Pubblicato da il BLOG di Sabrina Ginocchio in b... come BUONA lettura · Lunedì 24 Feb 2025 · Tempo di lettura 3:30
Tags: SabrinaGinocchioAnoshIrani
Caviardage di IL BAMBINO CON I PETALI IN TASCA
Guarda la cicatrice. È profonda. È trascorsa. Adesso meglio fissare avanti.

Cosa ci svela la copertina:
Un bambino tiene in mano un fiore bianco.

Trama:
Bombay, 1993. Chamdi ha dieci anni e vive alle porte della città, lontano dagli scontri tra induisti e musulmani che infiammano le strade, dalle moschee bruciate e dai negozi svaligiati. La sua non è una vera casa, è un orfanotrofio, perché i genitori lo hanno abbandonato quando era appena nato. Il suo mondo è fatto del colore acceso delle bouganville, delle canzoni, dei giochi e delle preghiere silenziose, perché arrivi qualcuno e lo porti via. Ma Chamdi ha un grande sogno, che Bombay si trasformi in un'altra città, la città senza tristezza: un luogo in cui i bambini possono giocare per le strade, perché le macchine e le bici non esistono, e in cui non ci sono figli senza genitori, perché chi abbandonerebbe mai il proprio bambino? Chamdi sa che quella degli orfani è una vita a metà, i loro occhi non splendono, hanno solo una luce presa in prestito; per questo sembrano tristi anche quando ridono. Così decide di andarsene, di partire alla ricerca del padre. Perdendosi nei vicoli sporchi e affollati, Chamdi fa amicizia con due bambini, Sumdi e Guddi, fratello e sorella, che per strada ci vivono fin dalla nascita. Decide di unirsi a loro, ma ben presto scopre che la vita dei ragazzi di strada non ha nulla a che fare con i giochi. Si deve elemosinare, rubare, picchiare se si vuole sopravvivere. Chamdi non crede di potercela fare, ma quando Guddi sarà in pericolo di vita, ferita gravemente da una bomba, scoprirà quanto sia fragile l'innocenza e forte l'amicizia.
 
Le mie considerazioni:
“Se mio padre è scappato via di corsa da me, allora io lo inseguirò.”
Chamdi lascia l’orfanotrofio, fugge da quel luogo sicuro per rincorrere il suo sogno chiamato “papà”. In questo viaggio, non perderà mai quei petali di bouganville che conserva nella tasca dei pantaloni e una sciarpa macchiata di sangue, ovvero l’unico oggetto di suo papà. Si ritroverà a vivere in mezzo alla strada, in una Bombay maledetta. Suo padre voleva proteggerlo da quella città così ostile e piena di insidie.
“Allora si dice che deve essere forte. Ha dieci anni, e deve trovare suo padre. Un compito difficile, perciò non lascerà che una cosa banale come la fame lo scoraggi.”
Questo libro porta a riflettere sulla vita crudele che molti bambini, magari in paesi lontani da noi, sono costretti a subire, crescendo più velocemente del dovuto. Bambini che, come Chambi, non perderanno mai la speranza, anzi, coltiveranno nel loro cuore buono il sogno di trovare “Kahunsha”: la città senza tristezza. Sì, perché loro desiderano una città normale.
La narrazione dell’autore non lascia di certo indifferenti. È scritto al tempo presente, ogni azione è immediata e i sentimenti rotolano riga dopo riga.
Ogni frase è una bomba di emozioni.
Un libro che trascina il lettore verso un finale decisamente non scontato. Il male inghiotte tutto, compresi la speranza e i sogni di un bambino innocente, senza dare indietro nulla. Ma Chamdi, con la sua bontà ci dimostra che qualcosa resiste a tutto questo male, qualcosa per cui vale la pena lottare: l’amicizia e l’amore.
“Vorrebbe riposare, perché è stanco, ma allo stesso tempo non gli va che Gesù smetta di occuparsi di lui. Si sdraia quindi sul pavimento di pietra e da lì gli invia i suoi pensieri: PROMETTO DI ESSERE FELICE.”
Promettete che leggerete questo libro.
 
 B… come Buona lettura.







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