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“Clementina” di Giuliana Salvi è un eco, è un inno alla vita: “che l’arma sarà la cultura, non i fucili”

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“Clementina” di Giuliana Salvi è un eco, è un inno alla vita: “che l’arma sarà la cultura, non i fucili”

Sabrina Ginocchio
Pubblicato da il BLOG di Sabrina Ginocchio in b... come BUONA lettura · Lunedì 01 Set 2025 · Tempo di lettura 4:00
Tags: SabrinaGinocchioGiulianaSalvi
Caviardage di CLEMENTINA
Non fartene un cruccio: non essere una marionetta.


Cosa ci svela la copertina:
Una giovane ragazza, con i capelli neri raccolti, è in piedi; dietro si lei un muro con la carta da parati a fiorellini. Il suo sguardo è pensieroso, il suo abbigliamento è delicato: una gonna nera e una camicia bianca.
 
Trama:
Mentre la Storia impazza fuori dalla finestra, Clementina, giovane vedova con tre figli, deve reinventarsi il mondo. Sedere alla scrivania che è stata di suo padre e far quadrare i conti, per non deludere né i vivi né i morti. E così, utopista e femminista per istinto, Clementina mette su, tra le mura di casa sua, una scuola improvvisata e diversa da tutte le altre, cambiando il destino di decine di ragazzini e ragazzine in una Lecce che, nella prima metà del Novecento, sembra alla periferia di tutto. È il 1916, la Grande Guerra infuria e Clementina ha una sua personale battaglia da combattere. Suo marito Cesare, prima di morire, le ha fatto promettere che dovrà garantire ai loro figli la possibilità di realizzarsi, come avrebbe fatto lui. Così Clementina lascia Roma con Filippo, Emira e Francesco, e torna a vivere a Lecce nella casa di famiglia insieme alle due sorelle, Maria e Anna, cucite strette l’una all’altra da una complicità assoluta. È Germain, professore francese pacato e visionario, a suggerirle la strada per mantenere la sua promessa: se è stata lei a curare l’istruzione di Filippo, perché non aiutare nello studio anche altri ragazzini? E non come atto di carità, ma per lavoro? Quando, vincendo le proprie resistenze e quelle del suo tempo, Clementina decide di accettare i primi allievi, non immagina che insegnerà per più di vent’anni e fonderà nella sua casa una vera e propria scuola. Soprattutto non immagina che nel tentativo di aiutare i propri figli a realizzarsi, finirà per realizzare sé stessa.

Le mie considerazioni:
Come lettrice voglio subito ringraziare l’autrice, Giuliana Salvi, per la potenza di questo romanzo. L’autrice per questo romanzo si è ispirata alla storia vera della sua bisnonna, Clementina: una donna «tutta gesti», pronta a superare i confini della memoria famigliare e ad abitare il cuore di noi lettrici.
Clementina sentiva la schiena sudata. «La sera delle nozze mi hai detto che sono “tutta gesti”, te lo ricordi?».
«Certo. E lo sei. Ma io sono testardo quanto te, e la testa tua sto imparando a conoscerla».
Cesare e Clementina una coppia, una famiglia piena d’amore, ma la malattia non guarda in faccia i sentimenti e si porterà via Cesare. Dopo anni di lutto Clementina avrebbe potuto togliere il vestito nero, ma la sua era una scelta che la faceva sentire bene. Inoltre non doveva più pensare a cosa indossare, quali colori abbinare, le dava un senso di libertà. Il nero per lei non era più un lutto. I vestiti scuri erano un messaggio rivolto agli altri: “ignoratemi”. Il suo cuore è rimasto fedele perché chi ami non muore mai.
“La mantengo quella promessa. L’ho fatta prima a te e poi pure a me stessa. Siamo venuti a Lecce anche per questo”.
E come un fulmine per Clementina è arrivato il momento in cui bisogna rimboccarsi le maniche, diventare ciò che non si è stati o che non si immaginava di essere. Le disgrazie e le tragedie della vita cambiano molte cose, soprattutto il carattere.
La promessa è stata la sua ancora, il suo impegno quotidiano, non si è risparmiata tra impegni e sacrifici, e nel suo metodo d’insegnamento, con i vari successi e gratifiche, Clementina ritroverà quella parte di sé che aveva perso.
“…che l’arma sarà la cultura, non i fucili”
Clementina ha seppellito con la forza di volontà le sue emozioni. L’autrice, Giuliana Salvi, ci ha mostrato gli occhi rossi di Clementina che si era imposta di non piangere, soprattutto nella gioia. Versare lacrime di gioia non era accettabile, secondo il suo punto di vista, perché le lacrime del dolore erano uscite dagli stessi occhi. Ma io come lettrice non le ho trattenute, alla fine ho versato le lacrime di gioia, ho gioito per lei.
Lasciatevi avvolgere da questo romanzo ricco di emozioni.
 B… come Buona lettura.







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